lunedì 26 novembre 2012

La preparazione della "Strina" - Reportage Fotografico

Una tradizione mottese da proteggere: in attesa del capodanno, ritornano i canti tipici della Strina. Ed è subito festa...


Le cantate della Strina sono un evento tradizionale del sud Italia, un tempo molto ben radicate nel nostro paesino. Fino a qualche decennio fa, a Motta Sant'Anastasia, era usanza che gruppetti di persone, suddivisi in giovani ed adulti, si ritrovassero per strada ad intonare canti popolari nella notte del primo gennaio. Queste comitive giravano per le strade del paese e, davanti i portoni delle varie abitazioni, cominciavano a suonare e cantare. Era consuetudine che i padroni di casa regalassero un dolcetto ai giovani accorsi. Il dono si chiamava a strina per l'appunto, ovvero la "strenna", il "regalo". In genere venivano offerti dei dolcetti preparati in casa come i tradizionali Mastazzoli.

La ricorrenza della Strina era pienamente integrata nello spirito di festa del Natale, ma serviva anche per stringere nuove amicizie o corteggiare la propria amata. Il canto mottese più famoso, riassume bene l'animo della festa:
Haiu u cori quantu na nucidda / vaiu ciccannu na mugghieri bedda, / non mi ni curu su gghié picciridda / ci fazzu li scappuzzi cu la papuzzedda, / i quasitteddi cu la giangianedda. / O m'a dati o m'a pigghiu. / o m'a fuiu do cuttigghiu; / c'è npicciutteddu ca zappa e simina, / rapitimi a porta e datimi a strina. / Sentu nciauru nò cufinu / m'at'a dari un mannarinu, / sentu n'ciauru nò straduni / m'at'a dari ncoppu di vastuni; / c'è npicciutteddu ca zappa e simina, / rapitimi a porla e datimi a sirina.

Ho il cuore piccolo come una nocciolina, / vado in cerca di una bella moglie / non mi imporla se è una ragazzina: / le faccio le scarpette eleganti, / le calzine con il sonaglino. / O me la date, o me la prendo / o la faccio fuggire con me dal cortile; / c'è un giovanotto che zappa e semina, / apritemi la porta e daicnii i doni della festa. / Sento un prolumo nella cesta, / mi dovete dare un mandarino,/senio un prolumo nella strada /mi dovete dare un colpo di bastone, / c'è un giovanotto che zappa e semina, / apritemi la porta e datemi i doni della festa.

(Il canto è stato raccolto dal mottese Giuseppe Pappalardo ed è stato pubblicato in:
Ignazio E. Buttitta, I MORTI E IL GRANO, Meltemi Editore, Roma 2006).
La tradizione della Strina oggi è quasi del tutto scomparsa, ma sembrerebbe che diversi Mottesi si stiano impegnando per portarla avanti e tramandarla. Già nel 2010 l'amministrazione comunale ripropose l'evento. In quell'occasione parteciparono un centinaio di persone in un unico gruppo che fece il giro delle strade principali. Per la Strina del 2013, invece, sembrerebbe che i cittadini stessi si stiano mobilitando per portare avanti la tradizione. Domenica 25 novembre, nei locali messi a disposizione dal concittadino Salvo Mobilia, si sono svolte le prove per le cantate. Per dicembre è già previsto un altro appuntamento musicale, e con ogni probabilità gli eventi si concluderanno a capodanno con una Strina molto partecipata e allegra.

Per il momento gustatevi le fotografie delle prove. A breve pubblicheremo anche i video.


Immagini di Carmelo Cesare Schillagi

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