sabato 18 febbraio 2012

Motta Sant'Anastasia - Sistema Economico

Il testo a seguire è stato elaborato nell'abito degli studi per la tesi di laurea in Ingegneria Edile-Architettura, studi  relativi ad una proposta progettuale per gli spazi pubblici ricadenti nel centro storico medievale di Motta Sant'Anastasia. Il post è pubblicato come ampliamento, integrazione ed approfondimento della suddetta tesi.

Università degli studi di Catania - Facoltà di Ingegneria - Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura

Autore: Carmelo Cesare Schillagi
Relatore: Prof. Ing. Sebastiano D'Urso
Co-relatore: Ing. Alessandro Lo Faro
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Inquadramento Socio-Territoriale

Sistema Economico
Quasi tutti i visitatori che sono giunti a Motta nelle loro peregrinare non hanno potuto fare a meno di notare quanto fosse fiorente l'agricoltura del territorio. Anche oggi è difficile immaginare questa porzione di Sicilia senza lo sfondo del paesaggio rurale. Sembrerebbe trattarsi di un paesaggio senza tempo, ma in realtà le testimonianze passate dicono ben altro: colture oggi scomparse; differente gestione delle campagne; famiglie intere di agricoltori oggi scomparse. L'analisi della realtà contadina odierna meriterebbe un’intera pubblicazione, ma sfugge agli obiettivi prefissatici in questo lavoro. Ci limiteremo a dare nel paragrafo relativo al Piano Paesistico Regionale qualche informazione sulle colture maggiormente diffuse nella zona.

Dati sul lavoro, Censimento 2001. Il grafico prende in esame i dati forniti dall’ISTAT relativamente agli abitanti del comune di Motta Sant’Anastasia, mentre nei riquadri in verde abbiamo il dato nazionale ed in rosso il dato medio della regione Sicilia. Vale la pena sottolineare come il dato occupazionale mottese si collochi a metà strada tra quello medio italiano e quello siciliano. La popolazione in età da lavoro costituisce effettiva forza lavoro nel 47,7% dei casi, dato che è in linea con quello nazionale.La suddivi sione in settori lavorativi mostra che gli abitanti di Motta lavorano maggiormente per il terziario (7 persone su 10); in linea con il resto d’Italia è il dato sul settore primario, mentre il lavoro operaio gravita sulla media siciliana.

Il discorso cambia quando parliamo del settore produttivo industriale e del settore commerciale. Questi, infatti, si sono imposti come i più formidabili motori di trasformazione territoriale, catalizzatori urbani ed infrastrutturali capaci di generare cambiamenti estremamente più veloci e significativi di quanto non sia riuscito a fare la pluricentenaria tradizione agricola locale. Lungi dal voler dare un giudizio di merito sulla qualità delle trasformazioni, non possiamo che confrontarci con questa realtà.
Come accennato nei paragrafi precedenti, il paese di Motta si trova in una posizione particolarmente privilegiata per osservare tali fenomeni, sebbene si possa avere l'impressione che questi siano stati ricacciati dei propri confini comunali. Il centro commerciale di Misterbianco e la zona industriale di Catania non sono altro che due esempi di insediamento che per anni hanno influenzato la forma e il modo di leggere il territorio, due esperienze che oggi sembrano aver concluso la propria parabola economica. Oggi sono i mega centri commerciali a cambiare i baricentri geografici, ma anche le realtà produttive ben gestite come quelle sul territorio di Belpasso.
A livello commerciale si è assistito ad un graduale addensarsi delle attività e dei negozi dapprima su aree “vocate”, successivamente dentro piccoli e medi centri commerciali ed in fine dentro le realtà omnicomprensive dei mega centri commerciali. Queste tre fasi portano con se una gran quantità di cambiamenti a livello tanto macroscopico che locale. Basti pensare a come sono cambiate le logiche che guidavano la localizzazione dell’insediamento: un tempo sorgevano in aree naturalmente favorite dalle infrastrutture, con un buon bacino d’utenza (questo è tanto più vero quanto più è piccola l’attività commerciale) mentre adesso si può decidere il posizionamento di un centro commerciale e “piegare” di conseguenze il resto del territorio. Etnapolis è stato il precursore di questa nuova tendenza: nato tra le campagne di Belpasso, ha “obbligato” gli abitanti di un’intera area a ridisegnare la propria geografia commerciale a discapito delle piccole realtà di paese (Motta in testa). Ma è stato con la realizzazione del Sicily Outlet Village, sul territorio di Agira, che questa tendenza si è palesata in maniera eclatante. Non un centro commerciale, ma un intero paese in simil “stile fiorentino” fatto di negozi e boutique, nato nel bel mezzo del “nulla” (o meglio, un nulla urbanistico-commerciale, costituito dallo splendido paesaggio agricolo dell’entroterra siciliano).
Sarebbe un errore pensare che il paese di Motta sia influenzato da tali fenomeni esclusivamente nell’atto di decidere “dove fare la spesa”. Dobbiamo analizzare due conseguenze.

La prima. Nel momento in cui non è la vocazione del luogo, ma il bruto amministratore a decidere dove può essere collocato un centro commerciale non è difficile che si giunga a letture e conclusioni quantomeno ovvie e quantomeno sbagliate. Oggi possiamo assistere alla nascita di un megacentro commerciale per ogni comune del catanese, episodio che dà la sensazione che questi vengano utilizzati come panacea per tutti i mali delle amministrazioni comunali: dai problemi economici-occupazionali ai problemi urbanistici. Il paese di Motta non vuole rinunciare al suo ruolo in questa epopea dell’idiozia; pertanto la propria amministrazione comunale sta tentando di ottenere il suo, proprio, Outlet con la stessa logica insediativa descritta precedentemente. Nel resto del capitolo sarà possibile inquadrare meglio questa vicenda.

La seconda conseguenza è quella che riguarda il nostro progetto più da vicino. I grandi centri commerciali, ci duole dirlo, hanno saputo sottrarre ed inglobare al proprio interno una buona fetta dell’offerta turistica-ricreativa dei paesi limitrofi. Non solo vendita, ma anche intrattenimento, cinema, concerti, servizi di ristorazione, eventi. Anche le piccole ed autentiche mostre-mercato di paese si sono trasferite nei centri commerciali. Un progetto di architettura o urbanistica che si trovi a lavorare su spazi pubblici, spazi culturali, del divertimento e del turismo, non può ignorare la selvaggia concorrenza offerta dalle mega strutture commerciali. Cosa fare allora? La risposta che ci convince meno, sebbene possieda un nutrito gruppo di sostenitori, è quella di “commercializzare” il proprio intervento, non un’integrazione alle attività commerciali, ma un capovolgimento degli obiettivi stessi del progetto. Possiamo dire sin d’ora che il nostro intervento progettuale si muoverà su altre strade. “Battere” un centro commerciale vuol dire riuscire ad immaginare spazi facilmente fruibili, confortevoli, piacevoli e, non ultimo, sicuri. Significa poter offrire un’alternativa convincente, un esperienza significativamente diversa e unica, perché quando si risponde alla domanda “Dov’è Motta?” non si sia costretti a rispondere “Vicino ad Etnapolis”.

Localizzazione delle aree industiali e commerciali, nonché dei mega centri commerciali: sul territorio di Belpasso si trova Etnapoils; Misterbianco ospite il “Centro Sicilia”; Catania ha l’Auchan di San Giuseppe La Rena, Le “Porte di Catania”  e la nuova Ikea in piena zona industriale;  Gravina di Catania ospita sul proprio territorio Katanè; Tremestieri Etneo il centro “Le Ginestre” mentre San Giovanni la Punta possiede “I Portali”.
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Approfondimento tesi - post pubblicati:
-Inquadramento Socio-Territoriale
----- Territorio
----- Urbanistica del comprensorio mottese
----- Urbanistica di Motta
----- Cultura e Turismo
----- Sistema Economico

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