Circa un anno fa, il consiglio Comunale approvava il progetto del Piano Particolareggiato della zona C, uno strumento urbanistico che avrebbe dotato il nostro comune di un nuovo quartiere residenziale, a ovest del Viale Della Regione. L'iter di elaborazione ed approvazione di questo piano si trascinava da quasi un trentennio, e il positivo passaggio consiliare del 31 luglio 2012 sembrava aver messo la parola fine all'intera vicenda.
In quell'occasione avevamo espresso su questo BLOG serie perplessità, sia in merito al progetto vero e proprio che alle modalità di approvazione in aula (8 presenti in aula, di cui solo 6 favorevoli; votato senza che vi fossero gli elaborati tecnici).
Nessuno avrebbe potuto immaginare, allora, che le indicazioni dei cittadini, tecnicamente chiamate osservazioni e opposizioni disciplinate da normativa, sarebbero state in grado di mettere in discussione l'intero impianto del piano. Perchè non ci credeva nessuno (o almeno io)? Per il semplice motivo che tali opposizioni vengono passate al vaglio dell'Ufficio Tecnico che produce delle contro-deduzioni, in genere per rigettarle, e successivamente vengono votate in Consiglio Comunale, lo stesso Consiglio Comunale che ha approvato il piano adesso contestato dai cittadini. Ecco perchè.
Ma le vie del signore sono infinite, almeno così dicono, e tutte e tre le opposizioni presentate sono state accolte dal Consiglio il 16 luglio 2013, scongiurando la realizzazione del quartiere dormitorio. Tra queste tre, quella che ha maggiormente scalfito l'impianto progettuale del piano particolareggiato porta la firma dell'architetto Santo Gulisano, ovvero il tecnico a cui è stato affidato il compito di far valere le ragioni di diversi proprietari coinvolti. Di seguito diamo pubblicazione integrale delle osservazioni prodotte. Vi consiglio caldamente di leggerle perchè, tralasciando la parte meramente tecnica-interpretativa, mai come in questo caso è possibile capire quale rischio correva il paese di Motta Sant'Anastasia, ed allo stesso tempo, quale opportunità si stava per sprecare. Buona lettura.
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Al sig. Sindaco del Comune di Motta Sant’AnastasiaAll’Ufficio Tecnico del Comune di Motta Sant’AnastasiaAl Presidente del Consiglio del Comune di Motta Sant’AnastasiaAi consiglieri Comunali del Comune di Motta Sant’Anastasia
Oggetto - Osservazioni al Piano Particolareggiato approvato dal Consiglio Comunale di Motta Sant’Anastasia.
Un Piano Particolareggiato dovrebbe essere uno strumento urbanistico attuativo nel quale vengono riportate indicazioni dettagliate su tutta una serie di elementi che “disegneranno” il futuro assetto del quartiere. Da una attenta analisi del Piano Particolareggiato redatto dall’Ufficio Tecnico e approvato dal Consiglio Comunale di Motta Sant’Anastasia, si riscontrano parecchi punti che a nostro parere dovrebbero essere attenzionati non solo per evitare di creare disparità di trattamento tra i proprietari dei terreni, ma soprattutto per creare un quartiere a misura delle esigenze dell’intera collettività.
Nell’impostazione del piano è evidente la mancanza di una chiara “idea di base” che tracci le linee di sviluppo del nuovo “sistema urbano” e che spinga verso le nuove tecniche costruttive rivolte alla creazione di quartieri sostenibili. Manca soprattutto un’attenta fase di analisi dello stato dei luoghi. La conseguenza di tali condizioni di partenza fa si che non si raggiunga una soluzione in grado di garantire la corretta trasformazione di circa 20 ettari di terreno agricolo in un vivibile ‘quartiere’ integrato con il resto del tessuto urbano.
Partiamo dal valutare la Relazione che accompagna il Piano urbanistico. Dei 2000 abitanti previsti, ne vengono scorporati 300 che dovrebbero coincidere con gli abitanti già insediati negli edifici realizzati abusivamente. A proposito delle costruzioni abusive, nella relazione non viene riportata quanta cubatura sia stata realizzata abusivamente e se tutti gli edifici abusivi risultino in regola con il rilascio delle Concessioni in Sanatoria.
Sui dati relativi al numero degli abitanti insediati, e alle superfici delle aree da cedere per ottemperare agli standard urbanistici (18 mq x abitante) viene fatta un po’ di confusione, infatti, sia nella Relazione, che nelle tavole del Piano Particolareggiato, compaiono due versioni differenti: 1700 e 1740 per quanto riguarda il numero degli abitanti da insediare, 34.570 mq e 35.156 mq, per ciò che concerne le superfici da cedere.
Continuando la lettura della relazione, appare curioso il fatto che si dichiari: “Per ovviare, almeno nella zona “C”, all’onere espropriativo si è deciso di rendere esecutiva la zona “C” attraverso l’istituto del comparto. Si è, infatti, considerata l’intera zona “C” come un unico comparto con indice di fabbricabilità territoriale pari a 1 mc/mq e determinando un rapporto di cessione pari al 33,2899% per garantire quindi sia la realizzazione delle strade previste nel P.P. sia la cessione gratuita all’Amministrazione Comunale delle aree relative alle opere di urbanizzazione.”, ma nel frontespizio delle tavole venga riportata la dicitura “PIANO PARTICOLAREGGIATO DELLA ZONA "C" -CON INDIVIDUAZIONE DEI COMPARTI EDIFICATORI “ . Il “Comparto unico” della Relazione diventa “Comparti” nel frontespizio delle tavole del Piano e “Sub-Comparti” all’interno delle tavole, ma torna ad essere “Comparto” nelle Norme Tecniche di Attuazione e viene prevista la possibilità di operare per “Sub-comparti” di almeno 10.000 mq.
Questo che potrebbe sembrare un gioco di parole, in effetti, porterà a grossi problemi interpretativi nella fase di attuazione del piano. Cerchiamo di capire il problema partendo da quanto riportato dalle Norme Tecniche di attuazione: “l’attuazione del piano particolareggiato avviene mediante lo strumento del comparto edificatorio, di cui all’art. 23 della L. 17/8/1942 n. 1150 e all’art. 11 della L.R. 27/12/1978 n. 71 e successive modifiche e integrazioni..... Il comparto individua 13 aree fondiarie contraddistinte con i numeri da 1 a 13”, queste aree fondiarie nelle tavole vengono identificate con il termine “sub-comparto”.
Sembra, quindi, da quanto riportato, che tutta l’area d’intervento sia da considerarsi come un unico Comparto edificatorio, ma al punto 4 delle N.T.A. viene riportato “In dette aree (aree fondiarie 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7) la formazione del comparto, è obbligatoria per un’estensione pari ad almeno un ettaro o ad un’intera area fondiaria.” e di seguito nel punto 5 “ATTUAZIONE DEL SUB-COMPARTO - Le aree individuate come aree fondiarie devono attuarsi per intero o per porzioni non inferiori ad un ettaro previo redazione di un disegno unitario che verifichi l’individuazione dei diritti edificatori dei proprietari delle aree di pertinenza di ogni singolo sub-comparto nel rispetto delle superfici complessive riportate nel disegno esplicativo del piano particolareggiato. La realizzazione del sub-comparto è ammessa per un’estensione non minore di 1 ettaro all’interno della stessa area fondiaria ed a condizione che l’area residua non sia inferiore ad 1 ettaro. In ogni caso dovrà essere redatto un disegno unitario, esteso all’intero sub-comparto – avente valore solo indicativo – fermo restando l’obbligo di realizzare la viabilità di P.R.G. in proporzione all’estensione del sub comparto e comunque quella necessaria alla funzionalità del sub comparto..... La rete viaria e le altre opere di urbanizzazione primaria, indipendentemente dalla localizzazione per intero nel comparto di pertinenza, dovranno essere realizzate per tutta la sede stradale individuata negli allegati del P.P.. Le maggiori opere realizzate rispetto a quelle assegnate dalle indicazioni del sub-comparto verranno compensate all’interno dell’intero sub-comparto. La rete viaria e le altre opere di urbanizzazione primaria non realizzate per effetto di quanto riportato nel comma precedente, verranno realizzate dai promotori degli altri sub-comparti.”
Questa confusione, a nostro avviso, impedisce una possibile interpretazione univoca di quanto riportato e creerà di certo grosse difficoltà nella fase esecutiva del Piano, specialmente nel “Sub-Comparto” 1, che risulta essere il comparto più grande e con la presenza di più proprietari.
A complicare ancora di più la situazione ci pensa il punto 6 delle N.T.A. che recita: “ MODALITA’ D’ATTUAZIONE DEL SUB-COMPARTO- I proprietari possono procedere alla costituzione del sub-comparto da soli, se proprietari dell’intero sub-comparto, oppure riuniti in consorzio se più proprietari. A costituire il consorzio basterà il concorso dei proprietari rappresentanti la maggioranza assoluta del valore dell’intero sub-comparto in base all’imponibile catastale, giusta art. 11 L.R. n. 71/78 fermo restando il diritto di tutti i proprietari delle aree ricadenti all’interno del sub-comparto di avere assegnate le cubature di pertinenza in proporzione alla superficie delle aree conferite. I consorzi così costituiti conseguiranno la piena disponibilità del sub-comparto mediante l’espropriazione delle aree e delle costruzioni dei proprietari non aderenti, nei termini e secondo la normativa vigente all’atto dell’espropriazione. I proprietari minoritari del sub-comparto possono richiedere al Comune l’assegnazione di un’area idonea alla realizzazione di una o più unità immobiliari la cui cubatura scaturisce dall’indice territoriale del comparto relativamente alla propria superficie di proprietà. Questi proprietari dovranno cedere in ogni caso, al Comune un’area pari al rapporto di cessione stabilito nel piano particolareggiato e monetizzare, altresì, l’importo delle opere da realizzare che saranno a carico del Consorzio ovvero del Comune. Tale importo, relativo alle opere di urbanizzazione che il Consorzio ovvero il Comune sottoporrà all’approvazione dell’Amministrazione pubblica.”
Crediamo che, se non si chiarisce cosa s’intende con i termini “Comparto” e “Sub-Comparto”, sarà difficile giungere all’attuazione del Piano Particolareggiato.
A tal proposito vorremmo sottoporre all’attenzione alcuni esempi:
1- il proprietario di una particella con un’estensione di 17.000 mq, ricadente nell’area fondiaria C1 avrebbe diritto a un lotto di (17.000 mq - 33,29%) 11.340,70 mq, se la particella di proprietà dovesse ricadere in parte o interamente in un’area interessata dalle cessioni e volesse attuare un “sub-comparto”, per come riportato dai punti 4, 5 delle N.T.A., in quanto proprietario di un sub-comparto di 10.000 mq, dove avrebbe diritto a costruire?
2- il proprietario di una particella di 10.000 mq ricadente nell’area fondiaria C1 avrebbe diritto a un lotto di (10.000 mq - 33,29%) 6.671 mq, se la particella di proprietà dovesse ricadere interamente in un’area interessata dalle cessioni e volesse attuare un “sub-comparto” per come riportato dai punti 4, 5 e 6 delle N.T.A., in quanto proprietario della maggioranza assoluta di un sub-comparto di 10.000 mq, dove avrebbe diritto a costruire questo proprietario? E a chi apparterrebbero i 3.329 mq per arrivare al sub-comparto di 10.000?
Questi sono solo due esempi dei molti problemi che potrebbero sorgere nella fase di attuazione di un Piano di difficile interpretazione esecutiva, in quanto, a nostro avviso, il “Comparto” si dovrebbe intendere tutta l’area interessata dall’espansione e per “sub-comparti” si dovrebbero intendere quelli individuati nelle tavole del Piano, ovvero le aree fondiarie e non si dovrebbe poter suddividere un “sub-comparto” in “”sub-sub-comparto”, poiché genererebbe un caos di difficile risoluzione.
Nella Relazione Aggiuntiva ci colpisce il periodo: “La rielaborazione del piano particolareggiato relativo alla zona “C” del Piano Regolatore Generale del Comune di Motta Sant’Anastasia consiste nell’eliminazione di tre tratti di strada pubblica interne alla zona progettata: due tratti orizzontali ed uno verticale. Ciò ha consentito di ridurre le aree pubbliche soggette a manutenzione garantendo sempre l’accesso alle aree fondiarie e pubbliche.”. L’idea che traspare da questa dichiarazione d’intenti è che il progettista abbia immaginato il nuovo quartiere come un insieme di “complessi residenziali chiusi” all’interno dei quali si dovrebbero realizzare dei mega - condominii di villette a schiera e di edifici in linea. Questa scelta non favorisce di certo i piccoli proprietari che si troverebbero di fatto costretti a vendere i terreni di loro proprietà e creerebbe le basi per forti speculazioni da parte pochi imprenditori.
Forse è legittimo immaginare che “mostri” del genere possano essere un modello abitativo da inserire all’interno del tessuto urbano, ma per quanto ci riguarda crediamo che questa non sia una scelta equa per tutti i proprietari e che non apporti nessun beneficio per il resto del paese. Oltretutto crediamo che questa non possa essere una prerogativa del Tecnico incaricato alla stesura del piano. Una scelta del genere toccherebbe all’Amministrazione e al Consiglio Comunale e doveva essere inserita nelle “Indicazioni di Piano” ma per quanto ci risulta né l’Amministrazione Comunale né il Consiglio hanno mai deliberato in tal senso.
Tra l’altro una scelta del genere procura dei danni a circa il 50% dei proprietari (più specificatamente, ai proprietari del Comparto o meglio Sub - comparto 1 che ha un’estensione di circa 97.000 mq) in quanto, essendo un comparto molto esteso, oltre alle cessioni del 33,29% dovrà sobbarcarsi l’onere di ulteriori “perdite” di superfici, necessarie per poter “urbanizzare” l’intero comparto. Infatti, questi proprietari avrebbero un’ulteriore perdita del 10 - 15 % di superficie per poter realizzare le strade e tutti gli altri servizi necessari ad un “quartiere chiuso”.
Questa condizione, come già detto, non si verifica per tutti gli altri comparti, che essendo di dimensioni ridotte (molti addirittura inferiori a 1.000 mq), risultano serviti dalle strade esistenti e da quelle in progetto senza sostenere ulteriori perdite di superficie; quindi crediamo che sia una scelta inopportuna e per nulla equa.
Nella relazione si legge “Le aree fondiarie C8, C9, C10, C11, C12, C13 sono depurate dal rapporto di cessione, destinato a parcheggio e/o allargamento stradale per cui possono andare a concessione diretta.” sembrerebbe quindi che i proprietari di tali comparti siano avvantaggiati in quanto non costretti alla realizzazione di opere di urbanizzazione nella stessa misura e alla stessa stregua dei rimanenti sub-comparti. Riscontriamo anche un errore, poiché, anche il comparto C4, in base al principio esposto dal Tecnico, sarebbe nelle stesse condizioni dei comparti succitati, ma non risulta inserito nell’elenco, quindi, anche in questo caso ci troviamo davanti ad una “di-sperequazione”.
A proposito delle strade e alle opere di urbanizzazione esistenti c’è da rilevare che, nello stato in cui si trovano, queste opere non risultano avere gli standard e le caratteristiche di quelle in progetto. Barriere architettoniche di vario genere, marciapiedi stretti anche 70 cm, pali della luce e segnaletica stradale nella sede dei marciapiedi, impianti tecnologici fatiscenti, manto stradale danneggiato, muri di confine non allineati, caditoie in pessime condizioni, sono alcuni dei problemi che si possono facilmente riscontrare da un semplice sopralluogo. Non è previsto nulla per recuperare questo stato di abbandono e per eliminare queste situazioni di disagio. Il considerare questa zona come “già urbanizzata” avvantaggia i proprietari dei terreni di questi comparti, poiché, di fatto, non sono obbligati a riqualificare la zona, mentre i proprietari degli altri comparti addirittura devono cedere una maggiore superficie e devono realizzare oltre alle strade comunali anche le strade interne a loro spese prima di poter ottenere una concessione edilizia. Questa ci sembra un’ipotesi che nulla ha a che vedere col principio di PEREQUAZIONE indicato dai Consiglieri Comunali.
Sempre inerente alla zona già “urbanizzata” c’è da riscontrare che i lotti sui quali insistono le costruzioni già realizzate, non partecipano in alcun modo alla cessione di terreni (oltre a quelle cedute a suo tempo, relative alla sede del tracciato viario), e non sono soggetti neppure a una qualsiasi forma di monetizzazione che possa in qualche modo garantire il principio di equità, come se i 300 0 260 abitanti già insediati non avessero anche loro il diritto (e il dovere) di usufruire dei 18 mq per abitante di servizi, così come richiesto dalla legge.
Sempre all’interno della stessa zona già urbanizzata, si verifica che alcuni lotti siano caricati per ben due volte dall’onere delle cessioni, infatti pur avendo già ceduto l’area sulla quale insistono le strade, realizzate con fondi comunali, adesso si ritrovano a cedere un ulteriore 33,29%, cessione che non viene richiesta ai proprietari che hanno edificato abusivamente e successivamente presentato domanda di condono edilizio.
Contrariamente a quanto affermato dal Tecnico nella relazione, a proposito delle strade eliminate in questa nuova versione del Piano:, che è garantito “...sempre l’accesso alle aree fondiarie e pubbliche”, è riscontrata la presenza di due lotti edificati, contrassegnati con i numeri 16 e 18, che risultano non serviti da strade esistenti o in progetto e che di fatto si ritrovano ad essere interclusi all’interno di due comparti edificatori C5 e C1.
Risulta curioso il fatto che questi lotti, pur non cedendo un metro quadro di superficie e senza sborsare nessuna quota relativa ai costi di urbanizzazione, debbano comunque essere serviti da una strada che altri dovrebbero realizzare sui loro terreni e a loro spese, strada che potrebbe anche non essere necessaria per urbanizzare il sub-comparto. Ci sembra ingiusto caricare sui proprietari che non hanno costruito abusivamente l’onere di realizzare dei servizi per coloro i quali a suo tempo hanno realizzato una costruzione senza nessuna concessione edilizia e che oggi, di fatto, si ritrovano premiati da scelte poco opportune.
Seguendo la succitata relazione si viene a conoscenza che nella nuova edizione del piano : “Si è inserita una nuova bretella viaria che consente il collegamento diretto al nuovo quartiere dal centro del paese.”
Bene, questa nuova strada non prevista dalla vecchia versione dello strumento attuativo, definita nella relazione “porta d’ingresso al nuovo quartiere”, collegherebbe l’attuale Viale della Regione con la Via Messina. Nei punti di connessione della nuova “bretella” con le strade esistenti, dall’aerofotogrammetrico, risulta che vi siano circa 12 mt di dislivello su una lunghezza di circa 100 mt, queste condizioni danno origine ad una strada di collegamento con una pendenza di circa il 12 %, pendenza assolutamente inopportuna per una strada di nuova costruzione e comunque vietata dalla normativa vigente. Ci chiediamo se una “porta d’ingresso” così disagiata possa davvero essere considerato un collegamento agevole con il resto del paese.
A proposito del tracciato delle nuove strade c’è ancora da rilevare l’assenza del Piano della viabilità e dei flussi del traffico e la presenza di molti punti che in contrasto con quanto previsto nel Decreto Ministeriale del 5 novembre del 2011 “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”. Ecco alcuni punti di non convergenza:
1- la pendenza massima prevista dal D.M. per le strade di quartiere (cat. F) è dell’8%; nel Piano, invece, sono previste strade con pendenza che arriva al 12 %. Di fatto, manca lo studio altimetrico delle strade, in quanto, il progetto è sfornito di tutte le sezioni longitudinali delle strade, importanti per conoscere la pendenza e modificare eventualmente il tracciato;
2- l’innesto di una traversa nel tratto in curva di una strada a doppio senso di marcia, poiché la scarsa visibilità pregiudica la sicurezza sia dei pedoni sia degli automobilisti.
3- restringimenti inopportuni della sede stradale.
4- la larghezza dei marciapiedi deve essere calcolata in base al flusso dei pedoni, ma nel progetto non vi è traccia di tale analisi, infatti, i marciapiedi sono stati previsti tutti con una larghezza di 1,5 mt ovvero sono stati progettati con la misura minima prevista dal D.M.;
Andando a un’analisi quantitativa si riscontra che alcune superfici, ad esempio quella delle strade da cedere e da realizzare relative al comparto C1 risulta eccedere per più di 2.000 mq rispetto a quella riportata nelle tavole del Piano. A onore del vero, non essendo in possesso della cartografia di base utilizzata dal Tecnico, non ci è stato possibile approfondire tale discrepanza, ma possiamo sottolineare, a sostegno di quello che qui stiamo segnalando, che nel calcolo della superficie dell’intera area e nella maggior parte delle verifiche fatte, tra la nostra cartografia e quella riportata nelle tavole del Piano non sono presenti discrepanze sostanziali, i due valori si differenziano solo di 156 mq su 198.014. Possiamo, quindi, sostenere che il dubbio dell’errore sia abbastanza fondato.
Dall’analisi della cubatura introdotta nei comparti C1 e C6 si può facilmente verificare che la superficie degli edifici inseriti in progetto moltiplicata per l’altezza prevista porta a un volume nettamente inferiore a quello cui i proprietari hanno diritto. Altri comparti al contrario hanno assegnata una cubatura superiore a quella spettante dall’indice di edificabilità.
Molto ci sarebbe da dire sulla tavola n° 5 “Planovolumetrico”. Senza voler fare eccessivo sfoggio di conoscenza del tema, il termine stesso planivolumetrico ci fa intuire che all’interno dell’elaborato grafico ci debbano essere necessariamente inserite una serie di indicazioni che ci facciano comprendere, in un disegno bidimensionale, le caratteristiche volumetriche del piano. Questo è possibile grazie all’inserimento in planimetria del “segno grafico” derivato dallo studio delle ombre. Ombre che evidenziano sia i volumi architettonici sia le curve di livello, ovvero l’andamento del terreno. Manca del tutto questo studio a parte un debole tentativo fatto solo sulle coperture. Il problema è segnalato non per trovare un cavillo di tipo formale, bensì per evidenziare la totale sottovalutazione dello stato dei luoghi. Difatti non si è tenuto conto dell’orografia dei terreni, che in alcuni tratti (buona parte del tracciato di Via Messina) presenta difficoltà di approccio abbastanza elevate, a causa dell’eccessiva pendenza. Il progetto è stato concepito come se dovesse essere realizzato su di una superficie perfettamente piana, non considerando per nulla l’andamento del terreno, che in alcuni punti arriva ad essere al limite dell’urbanizzabile.
Altro limite riscontrato è quello dello studio tipologico, infatti vengono proposte sei tipologie abitative, in effetti sono solo quattro, ma per due vi è la versione con piano terra destinato al terziario e la versione tutta residenziale. Se analizziamo l’edifico a “L”, riscontriamo una superficie di 590 mq e una profondità del corpo di fabbrica di 14,20 mt, a nostro parere ci sembra improponibile una superficie così eccessiva e una tale profondità del corpo di fabbrica, poiché diventerebbe difficile garantire la corretta illuminazione ed una buona areazione dei locali interni.
Oltre alle due versioni a “L” e “in linea” sono previste le tipologie a “schiera” e “bifamiliare”. Non è inserita nell’abaco la tipologia della casa “unifamiliare singola” (che pare sia quella cui aspiri gran parte dei piccoli proprietari). In effetti, ci ritroviamo davanti ad un altro caso in cui non vi è corrispondenza tra ciò che viene scritto e ciò che viene riportato negli elaborati, infatti nelle tavole del Piano si può facilmente riscontrare questa tipologia, più precisamente nei lotti C8, C9, C10, C11, C12 e C13.
Si riscontra che solo su tre sub-comparti è stata prevista la tipologia che consente di realizzare dei negozi (C5, C6 e C7), anche se nelle Norme Tecniche di Attuazione sia prevista questa possibilità su tutti i comparti.
Sempre nella tavola n° 5 è interessante notare la presenza, all’interno di comparti, di strade cieche che non servono a nulla e non portano da nessuna parte e ci sembra una beffa l’ipotesi di due strade cieche che hanno in comune un solo vertice (vedi immagine sotto).
Curiosa anche la presenza di moltissimi lotti che non hanno la possibilità di avere un passo carrabile, perché le strade interne sono tempestate di parcheggi che impediscono l’accesso ai lotti privati.
Parcheggi che in alcuni casi impediscono persino la continuazione di alcune strade.
Interessante l’idea di accorpare all’interno dell’area quasi tutta la zona dei servizi, ma c’è da sottolineare la mancanza di una Piazza e la casuale distribuzione dei servizi, ci riferiamo soprattutto al verde pubblico inserito tra i comparti C3, C4 e C5, lo spazio destinato a tale scopo risulta incuneato tra i tre comparti, di difficile fruizione e controllo.
Potremmo continuare ancora, ma crediamo che questo basti ad evidenziare i punti deboli di questo Piano Particolareggiato.
Chiediamo all’Amministrazione e al Consiglio Comunale di rivedere quanto prima la decisione presa e di attuare tutte le soluzioni possibili per risolvere le problematiche evidenziate.
Preannunciamo che ricorreremo per vie legali qualora queste “sperequazioni” non venissero eliminate e ci riserviamo di chiedere il risarcimento degli eventuali danni materiali causati dall’approvazione di questo Piano Particolareggiato.
Certi di aver fatto il nostro dovere di cittadini per migliorare il futuro del paese e non solo per tutelare i nostri diritti.
Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento, porgiamo distinti saluti.
Motta Sant’Anastasia 07 12 2012
i Proprietari
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Approfondimenti:
- Approvazione del Piano Particolareggiato della zona C - Consiglio Comunale del 31 luglio 2012
- Bocciatura delle contro-deduzioni alle opposizioni e osservazioni dei cittadini al Piano Particolareggiato della zona C - Consiglio Comunale del 16 luglio 2013
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