Ogni 8 marzo la scena si ripete sempre uguale tra "Festa della Donna Sì" e "Festa della Donna No", tra ragazze che si sciolgono davanti un rametto di mimosa sciancato da chissà quale malcapitato alberello, a simpatici esemplari di femmina che ti urlano contro "la festa delle donne è tutti i giorni!". Sempre uguale da quando io ricordi. E' una festa, è una ricorrenza? La dizione esatta è Giornata internazionale della donna.
Di sicuro c'è che ogni giorno è buono per approfondire tematiche legate a quello che un tempo si definiva sesso debole, oggi più che ogni altro giorno. Ma voglio farlo parlando di una persona a noi vicina, siciliana di Alcamo, affinché si capisca che questa Giornata Internazionale non è solo un lontano reflusso della globalizzazione. Voglio parlarvi di una persona, una donna, che è riuscita a raggiungere in completa solitudine un traguardo storico per questo nostro movimentato triangolo di terra.
Franca Viola fu vittima di quella che un tempo si chiamava "a fuitina". Oggi non tarderemmo a definirla come un sequestro di persona seguito da violenza sessuale a danno di giovani ragazze. Moltissime, forse tutte, sono le famiglie siciliane che possono annoverare tale pratica nei meccanismo di ramificazione del proprio albero genealogico. Un tempo era normale prendere una ragazza, violentarla e costringerla a farsi sposare, il tutto condito dalle minacce della propria famiglia affinchè si giungesse ad un matrimonio riparatore. Franca Viola è stata la prima a dire NO. Volevo semplicemente dedicargli questa giornata, e dedicare a Voi Donne le sue semplicissime ed eloquentissime parole con l'augurio che riusciate ad essere altrettanto fiere e determinate:
« Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori »
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Biografia tratta da Wikipedia.
Franca Viola (Alcamo, 9 gennaio 1947) fu la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore, diventando un simbolo della crescita civile dell'Italia nel secondo dopoguerra e dell'emancipazione delle donne italiane.
La vicenda
Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni, figlia di una coppia di coltivatori diretti, Franca Viola fu rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da uno spasimante sempre respinto, Filippo Melodia, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, che agì con l'aiuto di dodici amici. La ragazza fu violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966.
Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, additata come "donna svergognata".
All'epoca, la legislazione italiana, in particolare l'articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona.
Ma, contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore. Suo padre, contattato da emissari durante il rapimento, finse di acconsentire alle nozze, mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una trappola: infatti, quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza furono arrestati.
Eventi successivi
Subito dopo il fatto, la famiglia Viola, che aveva contravvenuto alle regole di vita locale, fu soggetta a intimidazioni: il padre Bernardo venne minacciato di morte, la vigna fu rasa al suolo e il casolare annesso bruciato.
Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la cosiddetta "fuitina", un gesto che avrebbe avuto lo scopo di ottenere il consenso al matrimonio, mettere la propria famiglia di fronte al fatto compiuto.
Filippo Melodia fu condannato a 11 anni di carcere, ridotti a 10 e quindi a 2 anni di soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Pesanti condanne furono inflitte anche ai suoi complici dal tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Giovanni Albeggiani.
Melodia uscì dal carcere nel 1976 e fu ucciso da ignoti, il 13 aprile 1978, nei dintorni di Modena, con un colpo di lupara.
Franca Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subito le medesime violenze e ricevettero, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore.
Franca Viola si sposò nel 1968 con un giovane compaesano con il quale era fidanzata dall'età di 14 anni, Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timori di rappresaglie. La coppia ebbe due figli: si trasferì a vivere a Monreale per i primi tre anni di matrimonio, per poi tornare ad Alcamo.
Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi furono ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.
Il regista Damiano Damiani, nel 1970, realizzò il film La moglie più bella, ispirato alla vicenda e interpretato da un'esordiente e giovanissima Ornella Muti.
Franca Viola ha due figli e una nipote e vive ad Alcamo.
Il 22 ottobre 2011 ha lanciato un appello sul Giornale di Sicilia per aiutare il figlio malato, costretto a continui trasferimenti dall'ospedale Cervello al Policlinico per curarsi. Nella nuova intervista al giornalista Riccardo Vescovo, la donna è tornata ad apparire in pubblico dopo 43 anni attraverso una foto comparsa sul giornale. A circa 24 ore dall'appello, il figlio ha ottenuto il trasferimento definitivo evitando i dolorosi spostamenti quotidiani.
Modifica della legge
Passeranno ancora sedici anni prima dell'abrogazione della norma inutilmente invocata a propria discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.
Non c'era solo violenza sessuale nella fuitina. Bisogna affermare che molto spesso era un modo per mettere sul fatto compiuto le rispettive famiglie che non potevano più, così, opporsi al matrimonio. Da come dici tu sembra che prima della seconda metà del XX secolo in Sicilia eravamo un branco di animali selvaggi senza sentimenti che si accoppiavano secondo schemi violenti...(hai mica capito che Mascagni si sbagliava..?)
RispondiEliminaBeh, è vero come dici tu che la fuitina è stata utilizzata anche come espediente per mettere le famiglie davanti il fatto compiuto (ad esempio, nel film Baaria viene rappresentata in questa maniera) ma non posso fare a meno di pensare che in entrambi i casi la libertà decisionale di una donna era assoggettata alle convenzioni sociali. Dopo la fuitina "organizzata" la ragazza poteva rischiare di perdere qualsiasi rapporto con la propria famiglia, soprattutto se si trattava di una famiglia "onorata". Concorderai con me nel ritenere che si sta meglio oggi, anche grazie a gente come Franca.
RispondiEliminaMa scusa perchè dici che in entrambi i casi "la libertà decisionale di una donna era assoggettata alle convenzioni sociali" ? Solo nella tua visione semplicistica e anche un pò razzista la fuitina è un'imposizione per la donna. Non di certo nella mia.
RispondiEliminaOggi non so se le donne stanno meglio. Non ho questa tua certezza. Poi non è che l'uomo sia libero dalle convenzioni sociali. Anzi è vero il contrario. Siamo tutti schiavi e le distinzioni di genere mi fanno vomitare. Ciao
Dico semplicemente che in un caso la fuitina era una violenza vera e propria, nell'altro un modo estremo per affermare la propria volontà contro quella della famiglia (sì, perchè in questi casi era la famiglia a decidere chi dovevi sposare e la fuitina era l'unica scappatoia). In questo sarò semplicista e razzista come dici tu, ma vai a spiegare tu a mia nonna, alle mie zie e a mia madre che l'interruzione dei loro studi nulla aveva a che fare con il fatto che erano donne. Sì, perchè il controllo sulla sessualità di una donna aveva conseguenze sull'intera vita, anche sugli studi: chissà cosa potevano fare lontane da casa?!
RispondiEliminaComunque hai ragione, si stava meglio prima. Queste donne devono essere pazze ad aver fatto sparire la pratica della fuitina, devono essere delle streghe come minimo, stavano così bene...
Ma cosa c'entra, non dico che la fuitina era una bella cosa, ma non dico nemmeno che oggi la donna sia più libera perchè non ho gli strumenti per giudicarne. Sullo studio, chiedi a tuo nonno se li ha completati, o a tuo zio etc...Nessuno portava avanti gli studi all'epoca, nè le donne e nemmeno gli uomini. Ce lo raccontano le statistiche ! Non ne farei una questione di genere, ripeto, ma piuttosto di condizioni socio-economiche. "Il controllo sulla sessualità di una donna", ti cito, secondo me non c'entra proprio nulla con la fuitina. E smettiamola di dire cazzate mossi solo dalla volontà di farsi belli. Pensiamo piuttosto e non ripetiamo come pappagalli le puttanate radical chic che tanto male hanno fatto alla condizione dei più umili.
RispondiEliminaVa bene i punti di vista, ma questo è negazionismo e non so proprio cosa risponderti...
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